Mentre Ue discute di latte di piselli, burger vegetali e taglia su Pac, la Cina, dopo la terra e la chimica, vuole i semi. Focus Africa

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Mentre in Europa si discute sul latte di piselli, il burger vegano, il Nutriscore e non si trova l'accordo sulla Pac, la Cina cerca di chiudere il cerchio per aggiudicarsi una grossa fetta dell'alimentazione mondiale che s traduce in potere economico e sociale. La terra ce l'ha, la chimica anche, ora manca il seme.

Dopo infatti aver comprato milioni di ettari in Africa e aver acquistato Syngenta (leader globale nel mercato della protezione delle colture e terza nel settore delle sementi), ora punta all'azienda di Cesena Suba Verisem che, da quanto apprende AGRICOLAE, sembrerebbe abbia come futuro focus proprio i paesi africani, Marocco, Angola ed Etiopia.

Ed ecco che i conti tornano.

Secondo la piattaforma indipendente Land Matrix, nata con l'obiettivo di monitorare i fenomeni di land grabbing e i passaggi di proprietà di appezzamenti di terra tra gli Stati, sarebbero più mille i contratti conclusi per oltre 38 milioni di ettari africani dati a mani straniere. Ma si tratta solo delle trattative in chiaro.

L'avanzata cinese in Africa è stata silente fino al 2010 ma dopo la Conferenza di Pechino del 2012 l'Africa è diventata di fatto una vera e propria provincia cinese. Dal 2010 la Cina ha impegnato oltre 100 miliardi di dollari per lo sviluppo di progetti commerciali in Africa e durante il vertice 2018 del Forum per la cooperazione tra Cina e Africa (FOCAC), il presidente Xi Jinping ha annunciato un nuovo fondo comune da 60 miliardi di dollari per lo sviluppo dell’Africa come parte di una serie di nuove misure per rafforzare i legami tra Cina e Africa.

Non solo: secondo uno studio condotto dalla China-Africa Research Initiative presso la Johns Hopkins School of Advanced International Studies, la Cina ha prestato un totale di 143 miliardi di dollari a 56 nazioni africane messi a disposizione principalmente dall’Export-Import Bank of China e dalla China Development Bank.

Sulla Verisem, la multinazionale sementiera italiana nata a Cesena quando Augusto Suzzi fonda la Suba srl e poi rilevata dall'americana Usa Psp (Paine Schwarts and Partner), sono molti gli occhi interessati che potrebbero fare offerte vincolanti entro fine giugno per un valore di circa 150 milioni di euro: Syngenta (gruppo ChemChina) e il fondo sovrano cinese Cic, il fondo americano Platinum equity, e i competitor Corteva e Dlf.

E sembra proprio che i cinesi siano pronti a spendere più del dovuto pur di portare a casa l'affare, mentre l'Italia (Bonifiche Ferraresi e Fondo Italiano d'Investimento controllato da Cassa Depositi e Prestiti) parla di Golden Power, non contemplato però in quanto l'azienda è oggi di proprietà straniera e perché il comparto sementiero è escluso (questione sul tavolo vista la strategicità).

Se la Coldiretti lancia l'allarme monopolio mondiale sui semi di ortaggi ed erbe aromatiche "in una situazione in cui già 2 semi su 3 (66%) sono in mano a quattro multinazionali straniere", la Cia replica che non si devono "sottovalutare le grandi potenzialità dell’acquisizione cinese della multinazionale di Cesena. La riflessione prioritaria deve riguardare le capacità di investimento del nuovo acquirente - non la nazionalità".

In questa situazione l'Europa non trova l'accordo sulla Pac (a rischio il sostegno reale al settore così come previsto dal Trattato di Lisbona) e mette in mano agli influencer la comunicazione relativa a quella che sarà la 'nuova agricoltura'.

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