Ciliegie a terra, intere cassette svuotate per strada a tingere di rabbia l’asfalto.È quanto accaduto a Casamassima, durante una clamorosa e drammatica protesta. Cosa sta succedendo alla campagna cerasicola pugliese? “Succede che moltissimi piccoli e medi produttori, in Puglia, non sono nelle condizioni di raccogliere il prodotto perché il prezzo che viene loro accordato non copre nemmeno le spese per la raccolta e i costi di produzione”, ha spiegato Raffaele Carrabba, presidente di CIA Agricoltori Italiani della Puglia. Sono principalmente tre i fattori sui quali le controparti dei produttori stanno facendo leva per spingere al ribasso i prezzi corrisposti ai produttori. “A causa di alcuni fattori climatici, il calibro di una parte del raccolto è inferiore ai consueti standard”, ha aggiunto Sergio Curci, responsabile GIE Ortofrutta per CIA Puglia. “Le dimensioni ridotte, che pure non inficiano la qualità delle ciliegie, fanno si che il prodotto sia giudicato meno appetibile per il consumatore”. “A questo, poi, si aggiunge che, nella nostra regione, il raccolto quest’anno sia caratterizzato da quantitativi rilevanti che hanno intasato il mercato nelle prime settimane di campagna cerasicola. Il terzo fattore è rappresentato dall’esiguità del numero di OP (Organizzazioni di Produttori), di cooperative o consorzi capaci di aggregare l’offerta, programmarne l’uscita sul mercato, differenziarla per tipologie e destinazione di consumo o trasformazione a seconda dei differenti livelli qualitativi delle ciliege prodotte”.
“Quella dei prezzi al ribasso e dello squilibrio tra quanto accordato ai produttori e i profitti della GDO è una questione che riguarda tutto il settore della frutticoltura e più in generale dell’ortofrutticolo”, ha dichiarato Carrabba. “Noi stiamo puntando sull’aggregazione dei produttori. Fare massa critica significa avere un potere contrattuale più elevato ed essere in possesso delle risorse necessarie a fare programmazione e a investire nella ricerca varietale. Occorre programmare campagne cerasicole nelle quali la produzione non sia subito ingolfata da grandi quantitativi, ma che distribuisca la raccolta sull’arco di più settimane. E’ necessario, poi, saper realizzare una programmazione anche rispetto alle diverse qualità: nei mercati rionali e cittadini, così come nei supermercati, dobbiamo fare arrivare prodotti di grande qualità che siano remunerativi per i produttori. Allo stesso tempo, è necessario saper prevedere che una parte dei raccolti, quelli caratterizzati da calibri e resa qualitativa differente, possa prendere la via della trasformazione in bevande, succhi di frutta, confetture, prodotti essiccati, preparati vitaminici e altro ancora”.
“La rabbia è comprensibile. Siamo solidali con i produttori che hanno manifestato, ma allo stesso tempo dobbiamo dire chiaramente che quella rabbia va incanalata in qualcosa di più costruttivo, altrimenti non ci resteranno altro che cassette svuotate a terra e frustrazione crescente. Dalla politica dobbiamo pretendere gli strumenti e le azioni necessarie a favorire le aggregazioni e un riassetto organizzativo del settore. A noi stessi, invece, dobbiamo chiedere un cambio di mentalità, un’apertura verso il futuro che è fatto di aggregazione, con la nascita di nuove Organizzazioni di Produttori, perché un produttore solo è anche più debole e maggiormente esposto alle manovre speculative”.
Secondo Pietro De Padova, presidente CIA Due Mari (Taranto-Brindisi), “la GDO negli ultimi 20 anni di fatto ha stritolato i produttori agricoli. All’interno dei supermercati i prodotti non ricevono il giusto riconoscimento, poiché divengono oggetto o di svalutazioni al ribasso per fare da prodotto ‘civetta’ o di rincari spesso spropositati, soprattutto a fronte di quanto viene riconosciuto ai produttori. Forse è arrivato il momento di favorire la rinascita di punti vendita e negozi specializzati per la distribuzione dei prodotti ortofrutticoli, poiché la grande distribuzione, anziché avvicinare il produttore al consumatore, allarga la forbice imponendo costi aggiuntivi alla filiera legati alla logistica e ai trasporti. Le perdite per gli agricoltori sono sempre più consistenti, poiché stiamo parlando di merce altamente deperibile che, tra l’altro, sui banconi della Gdo viene spesso maneggiata dai consumatori-clienti, accelerando così il processo di deterioramento”.
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