A fine marzo scorso, la Conferenza dei ministri dell’agricoltura della Germania (l’equivalente della nostra Conferenza delle Regioni) e il Ministero federale per l’alimentazione e l’agricoltura (l’equivalente del MIPAAF) hanno sancito un importante accordo relativo ai contenuti del piano strategico della PAC post 2022 che dovrà essere completato nei prossimi mesi e trasmesso alla Commissione europea per le valutazioni ed autorizzazioni di rito (si veda https://www.arc2020.eu/cap-strategic-plans-germany-taking-steps-in-the-right-direction/).
Anche in Italia il processo di selezione delle decisioni politiche che caratterizzeranno la PAC per il quinquennio 2023-2027 sono iniziate da tempo, ma senza arrivare a formulare un accordo sui principali temi oggetti di confronto.
L’appuntamento per sciogliere i fondamentali nodi è rimandato ai prossimi mesi, quando si entrerà nel merito di aspetti che risulteranno particolarmente sensibili, come il futuro del regime dei pagamenti diretti (si pensi in proposito alla novità del regime ecologico), i criteri per attuare in Italia gli interventi settoriali (ad esempio quello per l’olio d’oliva), l’approccio utilizzato per la politica di sviluppo rurale, tenendo conto anche delle grandi novità come il new delivery model e l’approccio tramite la pianificazione strategica unica nazionale.
Ancora più delicate saranno le scelte su come suddividere le risorse finanziarie disponibili tra i diversi interventi della nuova PAC e come ripartire il budget tra la componente a regia nazionale e quella curata dalle Regioni e dalle Province autonome. E pensare che oggi in Italia si sta ancora discutendo su come dividere la componente dello sviluppo rurale per il 2021 (siamo a metà anno) e per il 2022.
Ne vedremo delle belle quando si tratterà di decidere in poco tempo, elementi anche piuttosto complicati, da affrontare in un intervallo di tempo molto breve, impedendo un’accurata valutazione dei diversi aspetti ed una simulazione degli impatti conseguenti alle diverse possibili opzioni.
Il clamoroso ritardo accumulato a livello di Unione europea nell’approvare il pacchetto di riforma della PAC non ha aiutato le istituzioni nazionali a porre in essere un percorso agevole. Resta il fatto però che paesi come la Germania hanno compiuto la saggia scelta di anticipare i tempi e non attendere il compromesso politico finale a livello europeo, prima di procedere a definire le scelte nazionali.
Vediamo ora quali sono gli elementi essenziali dell’accordo tra il governo federale e quello dei singoli Lander.
I ministri dell’agricoltura tedeschi hanno deciso di trasferire una cospicua quota di fondi europei dal primo al secondo pilastro della PAC: si parte con un’aliquota del 10% nel 2023 e si arriva al 15% nel 2026. Il gettito così ricavato sarà utilizzato per finanziare le misure dello sviluppo rurale orientate alla sostenibilità dell’agricoltura, alle azioni climatiche ed ambientali, al benessere degli animali, alla protezione delle acque e alla tutela delle aree svantaggiate.
Si deve considerare come in questo momento otto dei sedici ministri agricoli regionali appartengono al partito dei Verdi e lo stesso Governo federale ha una forte presenza di tale componente politica. Ciò spiega la sensibilità verso le tematiche di natura ambientale, rispetto a quelle legate alla competitività, alla produttività ed alla stabilità del reddito e dei mercati.
Un altro elemento caratterizzante dell’accordo politico è di riservare il 25% del budget per i pagamenti diretti a favore del regime ecologico, con la decisione di introdurre nella lista delle pratiche ammesse quelle che prevedono un aumento della superficie non produttive (le cosiddette aree di interesse ecologico), la costituzione di fasce fiorite sui terreni a seminativo, la diversificazione con almeno cinque diversi tipi di colture ed una quota minima da riservare alle piante proteiche.
Per i giovani sarà riservato il 2% del massimale finanziario ed un 12% sarà utilizzato per il pagamento redistributivo a favore delle aziende di minore dimensione.
La novità per la PAC tedesca sarà l’istituzione del sostegno accoppiato, oggi non previsto, con il 2% del massimale da utilizzare a tale scopo e con premi supplementari a favore della zootecnia estensiva ed al pascolo.
La combinazione di tutte le scelte menzionate, fa sì che per il pagamento di base disaccoppiato rimane a disposizione il 49% del massimale nazionale del 2023, che poi si ridurrà al 44% nel 2026. Non ci sarà il sistema dei diritti individuali e quindi sarà applicato il premio uniforme per ettaro, con un importo che, stando alle simulazioni eseguite, dovrebbe attestarsi attorno a 150 euro per ettaro.
Il sistema di governance attuato in Germania prevede che le misure dello sviluppo rurale saranno programmate e gestite a livello di Lander; mentre gli interventi del primo pilastro saranno programmati in maniera unitaria a livello nazionale e applicabili sull’intero territorio.
Da ultimo, ma non per importanza, si evidenzia come il patto politico tedesco si è spinto fino a stabilire la dotazione 2023-2027 per le politiche di sviluppo rurale per i diversi Lander, impiegando una chiave di distribuzione concordata tra i ministri federali.
Per concludere, l’accordo di marzo 2021 affronta tematiche piuttosto sensibili e non manca di soluzioni innovative e coraggiose, ma non può essere considerato definitivo, in quanto mancano ancora alcuni elementi da definire.
I poco più di sette mesi che sono ancora disponibili per completare il piano strategico nazionale dovranno essere dedicati ad affrontare i residui capitoli della nuova PAC, anche tenendo conto di come si chiuderà il negoziato politico a Bruxelles.
Ermanno Comegna
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